giovedì 10 novembre 2016

Rapina al porta valori: le dichiarazioni del basista Levanti Giuseppe «Peddio mi chiedeva informazioni sui furgoni»

giovedì 10 novembre 2016


Dopo l’arresto del presunto basista e l’individuazione di uno dei presunti complici per l’assalto al furgone portavalori della Vigilanza Sardegna avvenuto il 21 marzo 2014 nella statale 131 vicino a Serrenti e che fruttò un bottino di sei milioni di euro.


Agenti della squadra mobile di Cagliari su ordine della Direzione distrettuale antimafia del Capoluogo hanno fermato Sebastiano Silvio Peddio, 47 anni, di Desulo ma residente a Elmas.
Gli investigatori sono arrivati a lui grazie ai tabulati telefonici di utenze cosiddette “citofono”, schede telefoniche riservate utilizzate dai malviventi esclusivamente il giorno della rapina.
Giuseppe Levanti, giovedì scorso subito dopo l’arresto per mano della Squadra mobile. ha maggiore facilità di parola, ha spiegato al pubblico ministero Rossana Allieri il come e il perché del suo ipotetico coinvolgimento in quel-l’assalto armato e i rapporti tra lui e il desulese Silvano Silvio Peddio, anch’egli finito in cella per lo stesso episodio.
Nel colpo del 2014 i banditi hanno prelevato dal furgone blindato della società Vigilanza Sardegna 6 milioni di euro
Levanti di fronte al sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia ha ricordato di aver conosciuto Peddio in aeroporto anni fa. Non sarebbe trascorso molto tempo prima che l’uomo, 47 anni, cominciasse a chiedergli informazioni sull’uscita dei furgoni blindati dalle sedi degli istituti di sicurezza (Levanti, 59 anni, cagliaritano, lavorava per la Vigilanza Sardegna, società vittima del colpo di due anni fa) e di come potessero essere aperte le portiere dei portavalori senza che il sistema di macchiatura creasse problemi alle banconote.
Alle domande pressanti degli inquirenti si giustificava:
“Peddio a suo dire aveva cominciato a minacciarlo. Promesse di ritorsioni contro la sua persona e la sua famiglia che l’avevano spinto, alla fine, a rivelargli notizie definite comunque non rilevanti. I due si incontravano in auto e si sentivano per via telefonica utilizzando schede sim intestate ad alcuni cittadini senegalesi. Poi, dal 2014, aveva perso i contatti e gli aveva restituito anche il telefonino.”
Peddio, secondo gli investigatori, sarebbe considerato un “tramite” per fornire informazioni utili a un gruppo “locale” (operante nelle campagne di Vallermosa, Decimoputzu e Siliqua) e al referente della banda d’assalto ogliastrina riconducibile a un pregiudicato talanese, ex latitante.
Fonte Unione Sarda.